venerdì 29 marzo 2013

Achille e Patroclo VS Adriano e Antinoo - strani amori nella storia

Dal Forum un bell'articolo del'utente Mordicchio, sempre molto interessante

Non parliamo dei grandi e famosi amori storici tipo Antonio e Cleopatra piuttosto che Giulietta e Romeo o Paolo e Francesca ma di quelli che qualcuno definisce "strani" e che oggi conosciamo come Pacs ovvero unioni civili che possono riguardare sia coppie di diverso sesso sia coppie dello stesso sesso e cioè di Persone che si amano e pertanto sia di etero che di omosessuali.

L’amore omosessuale nell’antica Grecia non era solo lecito, bensì una pratica molto comune e largamente apprezzata dalla società di quel tempo. Omero descrive amicizie maschili di intensità affettiva così forte da far inevitabilmente pensare a legami ben diversi dalla semplice solidarietà fra compagni d'arme e L’Iliade è piena di eroi maschili che hanno un amante maschile: primo tra tutti la figura del protagonista ellenico, Achille, teneramente innamorato del suo Patroclo, ne possiamo dimenticare la poetessa greca Saffo.

Anche durante L'Impero Romano tale pratica era abbastanza consueta come ci testimonia l'ltrettanto famosa storia d'amore tra l'Imperatore Adriano e il giovane greco Antinoo, scriveva a tal proposito Gustave Flaubert:

«Cantami della sera odorosa in cui udisti / levarsi dalla barca dorata di Adriano / il riso di Antinoo e per placare la tua sete lambisti / le acque e con desiderio guardasti / il corpo perfetto del giovane dalle labbra di melograno».

Sia Antinoo che Patroclo erano due giovani molto belli " ragazzo dal fascino malinconico, caratterizzato da un volto tondo con guance piene prive di qualsiasi peluria, labbra sensuali, e folta capigliatura a grosse ciocche mosse che ricoprono le orecchie" il primo, "dolce, buono e gentile Patroclo" come descritto nel libro XVI (versi 1-100)," in cui egli corre in lacrime da Achille, dicendo che molti Achei stanno morendo in battaglia e altri sono feriti" si preoccupa, quindi, della sorte dei suoi compagni; entrambi destinati però a morte prematura.

Antinoo nacque in una famiglia greca abitante nella provincia romana della Bitinia, zona oggi situata nel nord-ovest della Turchia. Una versione riporta che Antinoo si unì al seguito dell'Imperatore quando Adriano passò attraverso la Bitinia, intorno all'anno 124 d.C., e divenne presto il suo giovane amante, accompagnandolo nella gran parte dei suoi viaggi all'interno dell'Impero. Un'altra versione dice che invece Adriano fece cercare per tutto l'Impero il giovane più bello che ci fosse, fu scelto Antinoo. Molti ritengono che la loro relazione abbia seguito il modello classico dell'amore omosessuale greco.
Nel 130, durante un viaggio in Egitto, Antinoo misteriosamente cadde nel Nilo e morì. Sulla sua morte furono sollevati molti dubbi ma la questione rimarrà per sempre oscura e non si può escludere che si sia trattato di suicidio o omicidio.


Antinoo fu divinizzato dopo la morte dall'imperatore e venne fondata in Egitto una città intitolata al suo nome (Antinopoli) nello stesso luogo dove era annegato. La passione e la profondità dell'amore di Adriano furono mostrate in busti e statue rinvenuti ovunque in Europa, Raffigurato in numerosissime sculture (nella veste di molte divinità, quali Dioniso ed Ermes) e su monete, è anche citato in fonti epigrafiche. Un obelisco con iscrizioni in caratteri geroglifici, a lui dedicato, fu ritrovato nel sedicesimo secolo e successivamente innalzato a Roma sul Pincio da Papa Pio VII.
Antinoo fu commemorato da Adriano anche con l'attribuzione delle stelle a sud della costellazione dell'Aquila che presero da allora il nome di Antinous.


Patroclo nella narrazione di Omero: I due si recarono all’assedio di Troia, dove conquistarono gloria e rispetto. Quando Achille si ritirò dalla battaglia, Patroclo, indossate le sue armi, ne prese il posto, portando scompiglio nelle schiere avversarie e ribaltando le sorti della battaglia. Ma non tenne conto del consiglio dell'amico, ossia limitarsi a respingere i troiani dall'accampamento acheo.
In un primo momento Apollo lo stordì, colpendolo due volte e respingendolo alle mura di Troia, che altrimenti avrebbe conquistato, poi Euforbo lo ferì con un colpo di lancia e infine Ettore gli diede il colpo di grazia, trapassandolo con la lancia dalla propria biga.



Spogliato delle armi, il cadavere di Patroclo fu conteso dai due schieramenti nel corso di una lotta furiosa che si concluse solo con l'arrivo di Achille: al suo grido, i troiani fuggirono in preda al terrore all'interno delle mura della città. Sconvolto dal dolore, dopo aver organizzato i giochi funebri in onore del compagno, Achille riprese parte alla guerra.

Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei...

Nelle pagine dell’Iliade, dopo la morte dell’amato, Achille è disperato. La madre Teti, una nereide che aveva sposato il mortale Peleo, e che era stata, suo malgrado, il fulcro dello scoppio della guerra di Troia, giunge a consolarlo sulle rive del mare,cerca di distogliere il figlio dal lutto dell’amato. La dea rimprovera dolcemente il figlio per il fatto di aver prolungato troppo la sua relazione affettiva con Patroclo, “devi continuare a vivere dimenticando Patroclo e prendendo moglie, com’è giusto che sia”.



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