mercoledì 10 aprile 2013

Mangiando le cosce

Amore mio,
sotto le verdi grandi foglie,
siamo distesi al suolo,
da molte erbe odorose accompagnati.
Meditano le nostre anime,
meditano, quasi autonomi,
i nostri corpi, gloriosi ed espansivi.
Poggio la mia testa sulla tua coscia dolcissima,
sfiorano le mie labbra,
l’altra tua coscia, che sale e scende sul mio volto,
birichina, sbarazzina, sensuale.
Sfiorano le mie labbra,
la tua coscia provocante,
sfiorano, baciano, ad un ritmo crescente,
fin quando quasi ti mangio la coscia,
e non basta mai mangiarla, sempre si rinnova,
sempre più audace e profonda.
Sono io che ti bacio,
ma è quasi la tua coscia, che mi invita
ad immergermi.
Ecco, ora quasi tutto,
mi trovo a nuotare in uno strano
mare di carne e di fuoco,
più che mai felice e sorpreso.
Scende allora anche l’altra tua coscia,
accorrendo festosa al gioco, all’amore.
Scende sul mio volto, sfiora, preme.
Sembra quasi desiderosa di congiungersi,
felicemente, con l’altra coscia.
Si riuniscono le gambe,
e mi ritrovo totalmente immerso, amato,
giocato, mangiato, creato,
come nella pancia materna.
Tutto al fine mi ritrovo
amato, desiderato, fuso,
nel sacro tempio.

Poesia di Antonio Sbisà 

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