giovedì 27 dicembre 2012

Usi e costumi sessuali dal tribale ad oggi (dal forum)

Dal forum Liberalibido un interessantissimo articolo pubblicato dall'utente Mordicchio che ci delizia sempre con articoli molto interessanti!!
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Usi e costumi sessuali dal tribale ad oggi
Quella che oggi chiamiamo rivoluzione sessuale femminile, emancipazione e uguaglianza della donna e quant'altro riguardi la sfera femminile è solamente un ritorno alle origini di qualcosa di atavico che è stato loro tolto dal cambiamento radicale della società e dei costumi dopo la caduta dell'Impero Romano con l'avvento del Cristianesimo.

Basta andare indietro nel tempo per vedere usi e costumi sessuali molto simili a quelli attuali e constatare peraltro quanta piacevole armonia esistesse tra i sessi nella ricerca del “piacere”, e vedremo pure come in molte realtà fosse prioritaria la soddisfazione del piacere femminile non solo mediante pratiche a volte cruente e fisicamente invasive ma anche attraverso vere e proprie istituzioni matriarcali nei diritti, privilegi e benefici anche sessuali.

A Ba Luba ad esempio gli uomini erano costretti a portare le donne sempre sulle loro spalle e a saziare le loro innumerevoli voglie, in qualsiasi momento esse lo desiderassino e dopo il rapporto, che spesso era una vera e propria violenza sull'uomo-schiavo-portantina, le ragazze pretendevano di essere riportate al villaggio di appartenenza, anche se si trovava lontano, sempre sulle loro spalle.

Mentre nel Bidjogo le donne, oltre che scegliersi il marito potevano lasciarlo in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione. Se la moglie infatti decideva di andare a letto con un altro uomo, non doveva fare altro che buttare il marito fuori dalla capanna e dirgli che da quel momento il matrimonio era sciolto.

Se invece desiderava solo avere un rapporto occasionale con un uomo che le piaceva, bastava fargli trovare i suoi pochi stracci davanti alla capanna senza dare alcuna spiegazione al marito.


Questa attitudine aquisita del piacere femminile e la possibilità di goderne in piena libertà , anche in forme più ciniche, la riscontriamo peraltro pure nell’età classica dell’antica Grecia e nella Roma imperiale dove, ad esempio, le donne avendo constatato che un eunuco, pur se castrato, poteva avere ugualmente l’erezione e, per giunta, senza il pericolo di poter procreare, arrivarono senza alcuno scrupolo a far castrare appositamente gli schiavi più giovani e belli facendone dei veri oggetti di piacere.


Più raffinati i metodi in Cina dove, ad esempio, per mantenere a lungo l'erezione gli uomini circondavano il pene con “anelli” di giada o di avorio e, per aumentare il piacere della partner, si facevano scivolare sotto i testicoli delle campanule birmane, “palline” che, sfiorando le labbra, rendevano più completa l'eccitazione. Perfino i meno abbienti, non potendosi permettere queste cure raffinate e costose, rimediavano legando un semplice straccio intorno al membro per mantenerlo più a lungo in erezione.

Affinché lo yang, l'essenza maschile, si nutra più a lungo possibile dello ying, l'essenza femminile, è assolutamente necessario procurare alla propria partner il maggior numero di orgasmi e per raggiungere questo scopo all'uomo vengono consigliate pratiche, alle volte anche un po' dolorose, per trattenere l'eiaculazione.


L’ausilio di oggetti, pratiche di modificazione genitale e strumenti vari in grado di stimolare e aumentare il piacere sessuale è più remoto di quanto si possa normalmente credere, se ne trovano tracce già nelle antiche popolazioni tribali (africane e sudamericane) e nella Cina, considerata non a torto la patria delle più raffinate forme di erotismo, come pure nella Grecia e nell’antica Roma.

Nel Cagga vigeva l’usanza che i giovani maschi non solo venissero circoncisi ma dovevano pure sottoporsi ad una iniziazione crudele che comprendeva la resistenza al fuoco, al morso micidiale delle formiche e, qualche volta, alla “legatura” del pene e dei testicoli con una corda a cui venivano dati forti strattoni.

Una pratica (ampallang) ancora in uso presso i Dayak del Borneo consisteva nel procurarsi un foro attraverso il glande con un ago, che veniva poi fatto allargare progressivamente per farvi fuoriuscire alle estremità un tubicino metallico contenente due ciuffi di pelo di capra . Lo scopo era quello di ottenere una più intensa stimolazione sessuale vaginale. Alle donne di questa tribù era perfino acconsentito di separarsi dal marito nel caso lo stesso non si fosse assoggettato all’ampallang.

Anche Il Kampiong (simile all’ampallang) è ancora in uso oggi in Indonesia. E’ formato da una barretta di rame argento e oro, che ha generalmente uno spessore di 2 mm alle cui estremità sono applicate delle palline o protuberanze. Viene posizionato attraverso un foro nel glande che viene tenuto sempre aperto per mezzo di una piuma di piccione ben oliata. E’ lungo circa 5 cm, ma le donne di queste tribù sembrano non considerarlo appropriato per una buona stimolazione in quanto, sostengono, ne servirebbero almeno due...

Usata un tempo, in Polinesia, era l’incrostazione del pene. Una pratica che contemplava l’inserimento di piccole pietre, frammenti di conchiglie, corallo o metalli preziosi, nelle piaghe formatesi dopo aver procurato delle incisioni sul pene. Questi oggetti si inserivano sotto la pelle del pene in modo da restarvi incorporati per sempre, lasciando che la pelle vi si rimarginasse sopra. I Birmani, nel tentativo forse di produrre un suggestivo effetto sonoro, hanno in seguito introdotto come variante l’inserimento di campanellini di bronzo intorno al glande.

Un’usanza meno cruenta e mirata al piacere del rapporto sessuale era quella dell’allungamento delle labbra della vagina. Una operazione che le ragazzine iniziavano all’età di nove anni (sino ai quindici) e consisteva nel cospargere le labbra della vagina con l'ugname che ne agevolava l’allungamento fino a tre cm.

La vagina così manipolata, produceva pare, un godimento più intenso perché le labbra allungate “stringono il pene dell'uomo saldamente”, facendo impazzire di piacere la coppia che era così portata ad avere molti rapporti sessuali.

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